Emilia Romagna
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Ferrara, a tavola nella storia

Ferrara

Ferrara

Cosa avrà mai di speciale Ferrara per essere stata meta di un mio viaggio culturale ed enogastronomico?
Innanzitutto questa provincia, sorta nel cuore della Pianura Padana, lì dove il Po si getta nell’Adriatico, è stata, sin dal medioevo, una delle corti più importanti d’Europa: la celeberrima residenza della dinastia Estense.

La storia

Città dal fascino rinascimentale, mi ha colpito con gli antichi palazzi dalle facciate ordinate, strette vie che si aprono in piazze brulicanti di vita e calore, con i classici porticati emiliani, retaggio di antiche botteghe e mercati.
Ferrara è così, meravigliosamente a misura d’uomo, capace di sorprenderti col fiabesco Castello Estense nel centro della città, uno dei pochi ad essere ancora contornato da un fossato con l’acqua, e con il Palazzo dei Diamanti, la cui facciata è costituita da ben 8.500 blocchi a forma di diamante.

Ferrara by night

Ferrara by night

Ti strega con l’antico ghetto, dedalo di tranquille vie solitarie, un tempo quartiere ebraico, oggi alloggio degli studenti che frequentano una delle più antiche Università. Il centro storico, cinto da poderose mura sulle quali è possibile passeggiare, è il regno dei ciclo amatori di città, a sinistra e a destra sfrecciano biciclette di ogni tipo, è come essere in tangenziale ma in versione ecologica.

La cucina

Non solo i monumenti, anche la gastronomia ferrarese ha una storia secolare, in cui realtà e fantasia si mescolano a dar vita a piatti unici.
La “ciupeta” o coppia ferrarese, pane dalla forma curiosa la cui invenzione risale al 1500 o il panpapato, ricco dolce medioevale creato dalle monache in onore del Papa. Ricette di derivazione estense, sono i cappellacci (“caplaz”) di zucca e il pasticcio di maccheroni in crosta di pastafrolla in cui i sapori salati, dolci e speziati si fondono alla perfezione, rari esempi sopravvissuti della cucina delle antiche corti.

Cappellacci di Ferrara

Cappellacci di Ferrara

La regina incontrastata dei cibi “made in Ferrara” è invece la mitica Salama da sugo. Definirla come “insaccato di carne magra suina macinata con vino rosso, sale, pepe nero e un mix segreto si spezie” è sminuirla, la salama è un’opera d’arte. Apprezzata da Lorenzo de’ Medici, Ungaretti e D’Annunzio, viene cotta per 6-8 ore sospesa, in modo tale che non tocchi mai il fondo, per poi, una volta pronta, essere servita con purè di patate o zucca, per stemperare il suo sapore intenso e persistente.
Vi sfido a mangiarne più di 3 fette o cucchiaiate senza ricorrere ad un digestivo!

Il vino

Potrei mai accompagnare questa ricca cucina con semplice acqua?
Ebbene, Ferrara ha anche una sua denominazione d’origine e un suo vino: il Bosco Eliceo Doc Fortana. A pochi chilometri dalla città si coltivano, letteralmente nella sabbia del Po, vecchie vigne del vitigno autoctono fortana, l’alternativa estense al Lambrusco. Beverino ma di buona struttura, leggermente frizzante e dai profumi freschi e vinosi è un perfetto compagno per la Salama da sugo o l’anguilla delle Valli di Comacchio, provare per credere.

Per trascorrere un caratteristico weekend fuori porta Ferrara è ideale: mi ha emozionato gli occhi, colpito al cuore e riempito lo stomaco!

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Scritto da Gabriele Merlo

Vendemmiato a fine ottobre 1982, grandissima annata nelle mie adorate Langhe, sono stato folgorato dal mondo del vino al termine dei miei studi di Medicina Veterinaria. Sommelier dal 2012, collaboro con la redazione AIS Milano nella stesura di articoli, interviste e recensioni. Appassionato di arte, cucina, enogastronomia e viaggi, giro in lungo e in largo per l'Italia e l'Europa, alla ricerca di ciò che c'è di buono da vedere..mangiare e bere!

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