#VietnAMO
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Insonnia da Vietnam, i primi giorni

Domani la maledetta sveglia suona alle sette, qui è mezzanotte inoltrata, in Italia sono le sei di pomeriggio e io, chissà perché, non ho ancora sonno.
Qui affianco ho Valerio che ronfa da parecchio e io lo invidio, certo che lo invidio.
Si era detto di scrivere un diario al giorno per fermare i ricordi ancor prima di depositarli nel cassetto della memoria come faccio di solito, lasciarli decantare e poi ripescarli solo dopo aver mescolato un po’.
Si era detto di provare ad essere più utile a chi legge, a dare consigli obiettivi.
Ma non ce la faccio, cazzo. Il Vietnam mi é entrato dentro e mi ha letteralmente sconvolta.
Sono arrivata ad Hanoi e contro ad ogni previsione l’ho amata. Il traffico intenso, tutti quei motorini che ti schivano all’ultimo, i clacson.
I clacson: vi ricordate quando vi ho parlato del Perù e del fatto che lí tutti suonino i clacson in continuazione? In VIetnam é peggio, P-E-G-G-I-O.
Ad Hanoi ho visto il mondo concentrarsi per strada, sedersi su delle sedioline minuscole di legno a bere bia hoi, la birra locale che costa solo qualche centesimo. E io ci nuoterei dentro.
Datemi degli spring roll e sarò felice: croccanti e morbidi, saporiti. Datemeli pure in quel piattino crepato e con le bacchette che poi riutilizzerete per altri clienti, che laverete in grandi tinozze in ginocchio agli angoli della strada.

Cibo di strada vietnamita

Cibo di strada vietnamita

Il pho ancora non l’ho capito ma in questi giorni insisto e vedo come butta. Paola mi ha detto di non demordere.
Non voglio sbilanciarmi troppo a parlare di Hanoi perché mi aspettano ancora altre tappe.

Ieri poi siamo partiti per Mai Chau, un luogo immerso nelle risaie, dove vivono le popolazioni Thai. Abbiamo soggiornato in un eco Lodge di lusso grazie ad Asiatica Travel, ma volendo é possibile anche pernottare nelle palafitte degli abitanti locali.

Mai Chau Eco Lodge

Mai Chau Eco Lodge

Ho fatto un giro in bici con la pioggerellina che mi entrava negli occhi e un grigiore che non risaltava affatto il verde dei campi, ma ho visto donne immerse nel fango intente a sistemare quel che era rimasto delle risaie, ho gioito vedendo quei puntini con i cappelli a cono che tanto avevo sognato e oggi posso dirvi: esistono, gente! E non sono lì per farsi fotografare dai turisti, usano i loro cappelli quasi come scudo. Ho rubato molti scatti, colpevole, come al solito.

Tra le risaie di Mai Chau

Tra le risaie di Mai Chau

A proposito di donne del Vietnam, fino ad ora ne ho viste di due tipi: quelle forti, con il volto solcato dalle rughe che parlano dei millemila giorni che hanno vissuto, delle storie che si portano dietro e della gente che hanno visto passare. Hanno braccia forti e uno sguardo burbero che tiene a freno i miei click.
Poi ci sono le ragazze, timide, riservate, curiose ma allo stesso tempo imbarazzate. Parlano a voce bassa ed hanno una risata disarmante, di quelle che si coprono il viso con le mani e subito dopo abbassano gli occhi.

Vorrei anche raccontarvi di un episodio buffo che mi é capitato oggi, con una vecchina che voleva la mancia.
Ma ora mi é venuto sonno, mi sa che questo ve lo racconto domani!

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Scritto da Stefania Pozzi

Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it

Ci sono 6 commenti

  • Paola scrive:

    che bello sentirti raccontare così…con le tue foto mi stai facendo venir voglia di Vietnam

  • Adoro questi post “telefonata prima di andare a dormire”…

  • Vale scrive:

    i post di getto, quelli che escono fuori come un fiume in piena, sono i più belli, non fermarli!
    Sogno da casa con i tuoi racconti vietnamosi 😉 buon viaggio Ste!

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