Innamorarsi di Istanbul è facile.
Lo è perché il suo skyline abbaglia, i suoi contrasti frastornano, la luce calda delle sue moschee dona uno strano senso di pace.
Sapevo che cercare di capire Istanbul in quattro giorni sarebbe stato impossibile ma proprio perché avevo poco tempo ho deciso di dedicarmi prima agli “highlights” e poi concedermi il lusso di perdermi nei quartieri più alternativi, quelli che ero sicura sarebbero stati in grado di regalarmi le emozioni più forti.
Ho deciso di uscire da Sultanahmet, di abbandonare il lato più turistico – ma non per questo poco interessante – della città e dirigermi verso le zone che avevo letto in giro essere i più autentici.
Per non perdermi e di conseguenza perdere tempo prezioso mi sono affidata ad un tour guidato da uno studente universitario italiano che vive ad Istanbul e con il senno di poi penso di aver fatto benissimo, primo perché questo ragazzo era davvero preparato e secondo perché sono stata fortunata a trovare una guida appassionata che ci ha trasmesso tutta la sua voglia di farci conoscere queste zone così poco turistiche ed estremamente affascinanti.
Le zone di Fatih, Fener e Balat rientrano nella lista dei patrimoni dell’Unesco e sono fra le più ricche di storia ad Istanbul: se volete conoscere la loro anima abbandonate schemi rigidi di pensiero ed entrate a piccoli passi in queste realtà.
Qui i popoli e le religioni si sono nel tempo mescolati e sovrapposti mantenendo una straordinaria ricchezza di architetture, di monumenti religiosi e di colori. I tre quartieri si trovano all’interno delle mura della città vecchia, ad ovest di Eminönü e si affacciano sul Corno d’Oro.
Fatih è sicuramente uno fra i quartieri più “conservatori” di Istanbul, in quanto è la zona più osservante dal punta di vista religioso. Abbiamo passeggiato per le sue strade, nella zona del mercato (Malta Çarşı) acquistando prodotti ad un terzo del prezzo della merce esposta al gran baazar.
A Fatih vivono gli immigrati dalle zone dell’estremo est anatolico che si portano dietro molte tradizioni culinarie regionali, tanto da identificare il quartiere come centro gastronomico della città. Per pranzo ci siamo fermati in una piccola bottega ed è qui che abbiamo avuto l’opportunità di assaggiare alcuni fra i piatti più squisiti e semplici del nostro viaggio. I chioschi sono specializzati in kebap, pide, sarma, köfte, e i prezzi sono bassissimi.
Nel quartiere di Çarşamba si trova una delle più famose Chiese Bizantine di Istanbul, Fethiye Camii.
Fener è lo storico quartiere greco, uno fra i più belli dal mio punto di vista. Qui si respirano davvero le tradizioni, camminando per i vicoli centenari si può scorgere il contrasto fra case ottomane colorate restaurate e altre diroccate.
La cosa più bella sono i bambini che giocano in strada, senza ombra di timore alcuno per la presenza di noi turisti. Se avete voglia di godervi il panorama inerpicatevi su per la pittoresca scalinata fino alla sommità della collina di Fener, dove un tempo passavano le mura dell’antica Costantinopoli.
Balat è il bellissimo e decadente quartiere ebraico che fu lasciato disabitato a causa di un forte terremoto di fine 800. Dopo il 1960 subì una profonda trasformazione da zona estremamente ricca a zona di immigrati delle classi sociali più basse. Ultimamente vi è un ambizioso progetto di riqualificazione patrocinato dall’Unesco. Io adoro i quartieri fatiscenti quindi personalmente a me Balat è piaciuto.
Consiglio a tutti coloro che visitano Istanbul di andare al di là dei soliti circuiti turistici e farvi trasportare da chi ne sa più di voi all’interno di queste realtà.
Probabilmente ne rimarrete ammaliati, proprio come me.
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
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Ci sono 1 commento
[…] solo articolo tutte le magnifiche località che la Turchia offre. Anche solo per visitare a fondo Istanbul occorrerebbero settimane, ve lo dice una che l’ha fatto in soli 4 giorni e che è tornata a casa […]
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