La sveglia suona di buon ora e mi stacca dalle braccia calde di Morfeo, penso che fra qualche ora sarò su una barca in mezzo all’oceano con il vento gelido che mi schiaffeggia il viso, mi ricaccio sotto al piumone.
Vacillo per un istante ma il pensiero di vivere un’emozione così intensa come il safari artico invernale fuga ogni mio dubbio, salto fuori dal letto e in mezz’ora sono pronta.
Ad Andenes oggi è una giornata grigia, la prima che incontriamo in questi giorni di luce calda. È un peccato si, ma con tutte le novità che stiamo vivendo, diventare metereopatici è impossibile.
Abbiamo conosciuto Daniele del Whalesafari la serata prima, abbiamo condiviso la cena che ci hanno offerto gentilmente al centro, chiacchierando del più e del meno e ascoltando rapiti la sua esperienza che l’ha portato ad aprire da 26 anni quest’attività oltre il circolo polare artico.
Oltre alla cena, la sera prima con Daniele abbiamo assistito ad un’aurora senza precedenti in questo inverno: la migliore dell’anno, dicono, e noi che non possiamo che andarne fieri, ci sentiamo già più uniti in questo bel gruppo.
Prima di uscire per il Safari che ci porterà ad avvistare bellissimi cetacei che popolano il mare artico, visitiamo il museo del Whalesafari e con Daniele che ci guida, scopriamo tante cose interessanti sul mondo degli abissi.
Ad esempio che le escursioni vengono organizzate in estate ma anche in inverno, questo grazie alla ricchezza di aringhe che migrano da queste parti e permettono ai cetacei di trovare pane per i loro denti.
Il grande momento è arrivato, saliamo sull’imbarcazione con l’emozione alle stelle e se devo essere sincera anche con un po’ di timore che il mio stomaco possa giocarmi brutti scherzi. Stiamo per salpare fra le acque dell’oceano, non è da tutti.
Per proteggerci dal freddo, possiamo scegliere di indossare delle enormi tutone termiche che ci fanno sembrare dei goffi pinguini. Nonostante la tuta non sia all’ultimo grido, mi ci tuffo letteralmente dentro e mi godo il gelo che mi rimbalza addosso.
Si parte con la speranza di avvistare orche, balene e megattere che emergono dalle acque per respirare, ma lo stupore è tanto anche quando veniamo circondati da gabbiani e altre specie di volatili unici nel loro genere. Riusciamo ad avvistare anche qualche esemplare dei simpaticissimi puffin, le pulcinelle di mare.
La prima cosa che mi viene da chiedere è come sia possibile capire di essere vicini a dei cetacei. In realtà sulla nave è presente un macchinario che rileva i richiami di ogni specie di nostro interesse, quindi oltre all’emozione dell’attesa riusciamo anche a sentire i suoni che quei “bestioni” producono proprio sotto di noi.
Saranno istanti carichi d’attesa, intervallati dal rumore costante dei click fotografici impazziti che cercano con più o meno successo di immortalare le elegantissime code degli abitanti più grossi degli abissi.
Ognuno di noi barcolla da un lato all’altro della prua inseguendo le indicazioni di Daniele e dell’equipaggio. Cerco goffamente di attaccarmi a qualche aggeggio che mi faccia rimanere in piedi nonostante le onde non giochino a mio favore.
Quando sono a destra capita un avvistamento a sinistra e viceversa. Non mi do per vinta, se c’è una cosa che ho imparato in Norvegia è che con la natura bisogna avere pazienza. Qui non sei in coda al supermercato è non c’è nessuno con il quale tu possa prendertela, devi aspettare il momento giusto e vuoi sapere una cosa? Non sta scritto da nessuna parte che il tuo momento debba arrivare.
Nonostante questo, come con l’aurora abbiamo avuto molta fortuna e gli avvistamenti di cetacei sono stati parecchi ed emozionanti.
Al ritorno poi, ci siamo messi tutti seduti e con le coperte di lana sulle ginocchia e abbiamo chiacchierato sorseggiando una zuppa di verdure e sbocconcellato del pane.
Sarà l’attesa, il freddo, l’emozione o che cos’altro non lo so ma quello lo ricordo come uno dei pasti più gustosi che io abbia assaggiato.
Poi, quando pensavamo che tutto fosse finito e l’imbarcazione era ormai nei pressi del porto ci ha accolto un tramonto così caldo da fare male agli occhi.
Di quelli così veri da sembrare finti, che fino ad ora io avevo visto solo grazie a Photoshop.
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
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Ci sono 4 commenti
[…] le stagioni dell’anno. Fortunatamente ho già avuto l’occasione di partecipare ad un whale safari in […]
[…] e xamamina. Con le acque dell’oceano non si scherza. Non ve lo dico così per sentito dire, ho già fatto questa esperienza ad Andenes, in Norvegia e quindi so cosa vuol dire ballare […]
Che meraviglia la Norvegia ❤️ mi sono innamorata di lei quest’anno dopo il primo incontro. Al secondo la sentivo già mia. Dovrei tornarci in inverno per emozionarmi anche davanti all’aurora boreale.
E io invece vorrei andarci in estate per vedere il sole di mezzanotte (che tu hai visto)… Facciamo cambio per l’anno prossimo?
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