Manca davvero poco al termine di questo countdown unico.
Sono molto concentrata, come mai lo sono stata in vita mia. In questi mesi ho raccontato poco di me, per lo più sono rimasta ad ascoltare, mi sono informata e ho fatto scorta di consigli: sia quelli richiesti che quelli arrivati come un fulmine, senza preavviso.
Ho cercato di rimanere multitasking anche se noi donne dobbiamo ammetterlo, quando stiamo passando certi momenti della vita, è difficile non diventare monoargomentocentriche.
Poi, è anche vero che per un singolo argomento che ci sta particolarmente a cuore, ci informiamo su ogni fronte, tanto da diventare vere esperte, talmente skillate da poter inserire una roba nuova nel cv.
È successa una cosa incredibile: la mia timeline di facebook è cambiata.
Prima erano viaggi a 360°, ora invece alterno la mia passione a post conditi da tematiche alternative quali “il trio perfetto da scegliere”, “pannolini usa e getta, sì o no?”, “l’allattamento su richiesta”.
Mi vergogno ma lo ammetto, le retargeting ads, grazie al loro perfetto algoritmo, invadono le mie bacheche in quanto user interessato a seggioloni, passeggini, bavaglini e stuoiette per neonati.
Continuo, però, a dilettarmi su un tema a me famigliare: cosa mettere in valigia.
Solo che la valigia in questione è quella per l’ospedale.
Mi ci sono voluti anni di pratica per affinare le mie doti da preparatrice di zaini e valigie. Ho ridotto i contenuti, mantenendo solamente l’indispensabile. Avete presente quelle domande impossibili tipo “Se potessi portare con te solo tre oggetti, quali sceglieresti?”, io avrei saputo rispondervi.
Non è possibile che le mie doti di randagismo siano state scalzate da una nanetta impertinente che, pur non essendo ancora nata, rivendica già esigenze e diritti ben precisi. Sento che sto regredendo.
Premetto che io sono disordinatissima, non ho assolutamente un sistema ideale per posizionare i miei indumenti in valigia.
Ma questa volta è andata diversamente.
Si vociferava, ancor prima di inziare il corso preparto, che esistesse una leggendaria lista che avrebbe aiutato di molto noi future mamme spaesate e alle prime armi.
Questa lista, inizialmente introvabile, ha seminato il panico con il solo risultato che vedevo girare elenchi inventati di sana pianta, con inseriti oggetti di cui mai avevo sentito parlare prima, e che mi incutevano anche un po’ timore.
Poi ho capito che l’ospedale in cui partorirò non ha una reale esigenza di avere una lista, perché ognuno si autoregola, servono solo delle indicazioni di massima. Allarme rientrato.
Se mi chiedete quanto tempo prima di partire solitamente io faccia la valigia, la risposta è: qualche ora prima e anche con ben poca meticolosità.
Il più delle volte mi limito a gettare i miei indumenti nello zaino, senza particolari esigenze di stile perché vince sempre la comodità. Puntualmente mi dimentico di qualcosa, ma la parte più divertente è cercare di acquistare l’oggetto incriminato nel Paese in cui sono capitata.
La valigia per l’ospedale, invece, è già lì pronta da qualche settimana e ogni sera la apro per guardarla e riguardarla come se il contenuto cambiasse di volta in volta.
Per prepararla ho dovuto, nell’ordine: comprare, lavare, stendere, stirare, impacchettare.
Mio marito mi crede posseduta.
Dopo aver dato il via ad uno shopping compulsivo durato più sedute, sono tornata a casa con decine di abitini minuscoli e confettosi, che poi ho dovuto lavare con detersivo rigorosamente eco, anche questo ovviamente acquistato per l’occasione.
Tutto ciò è successo perché mi sono fatta infinocchiare: iscriversi ai gruppi su facebook per future mamme è il male. Lì, dove puoi trovare un concentrato di dubbi, critiche, convinzioni, dicerie e informazioni inutilmente allarmanti che non fanno altro che confonderti le idee e ringalluzzirti gli ormoni. Che poi dentro di te lo sai che non dovresti prendere in considerazione fino in fondo i consigli di un gruppo di fanatiche, ma poi ti senti in colpa se usi il detersivo che hai usato per te fino ad ora. E allora ti adegui, fino a far perfettamente parte di questa follia.
Mi scuso perché sicuramente è colpa mia se un’ondata di pioggia ha invaso l’Italia: per la prima volta ho stirato assiduamente, con una cura e un amore mai usciti dal mio corpo.
Ma la parte più emozionante è stata l’impacchettamento, attività nella quale ho coinvolto anche il marito.
Ogni cambio giornaliero per la polpetta doveva essere composto con il necessario e diviso in minuscoli sacchettini perfetti. Io piegavo, lui apriva il sacchetto, io infilavo e lui chiudeva. Una squadra perfetta.
Ve l’ho mai detto che io non uso né pigiami, né camicie da notte? Li odio. Ma per l’ospedale è un altro discorso: aperte davanti, con i bottoncini per l’allattamento, a maniche corte, abbastanza lunghe ma non troppo “effetto nonna”.
Come si cambia… diceva quella gran donna che è la Mannoia. E in effetti si cambia.
Cambia la tua timeline, il tuo modo di fare la valigia, le tue priorità, gli articoli che scrivi.
Ho un paio di post in bozza che parlano di robe molto più interessanti di quelle che avete letto fino ad ora. Il Safari all’Etosha National Park in Namibia o l’itinerario negli Emirati Arabi, per esempio. Ho un sacco di materiale a riguardo, ma per ora va così.
Beccatevi i miei flussi di ormoni sotto forma di articoli, che fra poco si riparte per nuove avventure!
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
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