Questi norvegesi: individui alti, longilinei, piuttosto schivi (e piuttosto boni), si devono ingegnare e non poco per sfruttare a pieno le ore di luce che hanno a disposizione durante la giornata.
La mia prima volta in Norvegia, fu alle Isole Lofoten durante il mese di febbraio. Cinque ore di luce ad andar bene; se il tempo era clemente potevamo beneficiare del perenne tramonto che donava un colore splendidamente caldo ad ogni cosa su cui si poggiava. Se questo era piovoso, come spesso succede da queste parti, una patina di nebbiolina densa scendeva sulle nostre teste, isolandoci dal resto del mondo, tanto da non vedere ad una sola spanna dal nostro naso.
Ma alla gente di Norvegia poco importa della pioggia, del vento e del grigio tutt’intorno; già lo si capisce dai loro muscoli torniti che hanno fatto dell’attività fisica la loro filosofia.
“Non esiste il brutto tempo, solo vestiti sbagliati“, così dicono e ci credono, tanto da convincersene e passare molte ore all’aperto fin da giovanissimi, in qualsiasi condizione climatica.
Questa cosa della luce spiazza un po’ chi, come noi, è abituato ad avere il sole alto per un tantino di ore in più e, statistiche alla mano, parrebbe che questi popoli del nord siano piuttosto inclini al suicidio e alla depressione.
Detto questo, c’è da sottolineare la bellezza dei giochi di luce che noi davvero ci sogniamo.
Avevo avuto un tu per tu con l’aurora boreale di quelli che non ci si crede; motivo per il quale i miei amici hanno smesso di insultarmi solo qualche tempo fa.
Ora, tornando a giugno, anche se non oltre il circolo polare artico ma fermandomi nella regione dei fiordi, ho provato l’esperienza di andare a letto con la luce. Non si è trattato di sole di mezzanotte ma di luce perenne che dona energia e voglia di fare anche dopo un’intera giornata. Come posso farvi capire il mio stato d’animo, meglio di così: arrivata in albergo dopo la cena, verso mezzanotte e con tutta la giornata di viaggio alle spalle mi sono lavata, messa in pigiama, sistemato la valigia, aggiornato i social con post schizofrenici dall’entusiasmo facile dovuto al sole perenne, dato un’ultima occhiata alla finestra e poi ho tirato le tende per infilarmi nel letto.
Una volta sotto le coperte sono riuscita a resistere cinque minuti ad andar bene, perché i riflessi che sbucavano da sotto gli oscuranti passavano sfumature e colori ogni volta diversi, sempre più caldi, sempre più commoventi.
In quel paradiso luminoso chiamato Norvegia.
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
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Ci sono 1 commento
[…] Che dire ancora della luce? Mi sembra di avere già detto tutto qui […]
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