Mi avevano detto che le Rorbu sono antiche case di pescatori norvegesi e che ci avremmo pernottato durante #MagicNorway.
Chissà perché la mia mente aveva elaborato la convinzione che una volta arrivati sarei entrata in una di queste palafitte camminando sul pavimento scricchiolante percependo l’intenso odore di pescato, avrei sentito molto freddo e avrei atteso con ansia il momento di saltare dalla doccia calda al piumone.
Era un’idea che mi spaventava ma allo stesso tempo mi gasava per il fatto di fare una cosa insolita, alla quale non ero abituata.
Avevo letto anche che oggi queste abitazioni sono diventate esclusive e abbastanza care e che sono dedicate soprattutto ai turisti. Che al loro interno c’è anche la sauna.
A questo punto non sapevo se dar retta alle mie elaborazioni mentali o alla descrizione dei depliant.
Alla vita spartana mi sarei abituata presto.
Poi siamo arrivati a Svolvær in una mattinata che ci ha regalato un’alba da lacrime agli occhi.
Nella foga di scattare foto ho dimenticato la valigia e me ne sono accorta solo mezz’ora dopo, quando con la mano ho cercato invano di afferrare una maniglia invisibile.
Diamine.
Sono corsa giù per il vialetto con il fiatone e ho trovato la mia valigia, lì ad aspettarmi e a guardare il sole che nasceva. Tutta sola.
Io, una pazza che ride da sola nel bel mezzo di una strada deserta. I gabbiani che cantano e il mio cuore felice.
Entro nella Rorbu e il tepore mi assale, in fondo al grande salotto la luce del nuovo giorno illumina il parquet. La cosa più bella è che sei praticamente tra le braccia del mare. Apro la porta finestra e scopro che il balcone è un tutt’uno con il molo e i gabbiani sono ancora li a cantare.
Nella Rorbu ci stiamo in tre, l’appartamento è sviluppato su due piani e si, c’è anche la sauna.
Ognuno ha una stanza per se, il mio calorifero è in realtà uno specchio e l’asse del water è riscaldata. Che sembrano minuzie ma quando lo scopri sono bei momenti.
Alla fine questa rorbu, la tradizionale casa dei pescatori è andata oltre le mie aspettative.
Il prezzo delle Rorbusuites, dove abbiamo dormito noi è abbastanza elevato ma in effetti si può capire perché. Delle vecchie case dei pescatori hanno tenuto tutta l’atmosfera ma sono state completamente ristrutturare e dotate di ogni genere di comfort.
Nel caso in cui un giorno tornassi in Norvegia, dico la verità, non so se potrei permettermi di ripetere l’esperienza in questa tipologia di Rorbu, in tutti i casi potrei scegliere quella tradizionale.
Potendolo fare mi piacerebbe stare qualche giorno in più a godermi la pace e l’emozione che alba, tramonto e perché no, magari anche la magica aurora, riescono a dare.
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
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