Due settimane in Namibia sono quasi poche per vedere l’immensità di attrattive che questa destinazione offre, però il tempo, si sa, è quello che è, quindi per avverare un sogno che ho lasciato nel cassetto per troppo tempo abbiamo deciso di compiere uno di quei viaggi grandi, e diciamocelo, anche un po’ dispendiosi perché un viaggio in Namibia non è propriamente quello che uno fa per risparmiare. È il tipo di viaggio che uno fa per sentirsi vivo. Al verde, ma vivo.
Ci sono però delle accortezze che è possibile seguire nel caso si volesse badare almeno in parte al portafoglio, come abbiamo fatto noi.
La formula più utilizzata per un viaggio in Namibia è assolutamente il fly and drive, si noleggia la macchina e si prenotano in precedenza i vari camping o lodge. Vi consiglio di prenotarli tutti, soprattutto in alta stagione, perché nelle zone desertiche o nella savana non c’è grande scelta per dormire se non a molti chilometri di distanza.
Avendo già in mente, in linea di massima, l’itinerario e le tappe che avremmo voluto toccare, ci siamo affidati ai consigli di un’agenzia locale (Cardboard Box Travel Shop) che ci ha suggerito i vari luoghi dove fermarsi a pernottare.
Abbiamo noleggiato un 4×4 (senza, è praticamente impossibile viaggiare tranquilli: fra strade sterrate, sabbia, sassi e quanto altro, mettetevi il cuore in pace, è molto probabile forare. Per questo, consiglio vivamente un ripasso su come cambiare una ruota).
Il nostro era un mini camper, un po’ più piccolo di quelli che si vedono in giro, con all’interno un letto, un mini frigorifero e due armadietti.
Costo totale di noleggio per due settimane: 1700€ (1400€ noleggio auto, assicurazione 300€).
È possibile anche noleggiare un’auto con una, o due tende sul tetto spendendo un po’ meno, scegliete voi in base alle vostre esigenze. Io consiglio il camper perché da’ la possibilità di cambiarsi in piedi, non bisogna montarlo/disfarlo ad ogni tappa ed è un po’ più spazioso.
Nota: Se state pensando per la prima volta ad una vacanza in camper, vi consiglio di dare un occhio al sito di Campanda.
Periodo di viaggio
Dal 29/06/16 al 13/07/16 – in Namibia è inverno, di giorno la temperatura è calda ma sopportabile (28° massimo), di notte l’escursione termica si fa sentire e fa un bel po’ freddo (scendendo fino a 3/4°).
Albeggia alle 6.00 e tramonta alle 17.30 circa.
I voli
Abbiamo volato con Air Namibia – prezzo totale per una persona 750€ con scalo a Francoforte, ore di viaggio 10.
Moneta Locale
1 Euro = 15.6368 Dollari Namibiani
Arriviamo nella capitale in mattinata, ci vengono a prendere all’aeroporto gli addetti al noleggio auto con una navetta che ci porta in città. Il tempo di sbrigare le pratiche burocratiche, ritiriamo il mezzo, facciamo la scorta di rifornimenti (visto che faremo per la maggior parte dei giorni vita di campeggio) e partiamo.
Data la stanchezza, abbiamo prenotato, per la prima notte, un lodge a metà strada fra Windhoek e Sesriem. La location è bellissima, in mezzo al nulla, ci facciamo incantare dal primo tramonto rosso sulle rocce e dalla super mega camera scavata nella montagna, con una vista spettacolare.
Cuciniamo nell’area comune e ci sediamo davanti al caminetto: qui è inverno e a luglio l’escursione termica si fa davvero sentire.
Penso alle mie prossime notti in camper, rabbrividisco ma non so se è solo per il freddo. È l’inizio vero di un’avventura unica. La sentite l’emozione?
Accomodation: NamibGrens Guest Farm
Zona: 60 km da solitaire (fra Windhoek e Sesriem)
Entriamo nel pieno del viaggio dirigendoci verso Sesriem, le dune di sabbia dell’immenso deserto del Namib ci danno il benvenuto. Sesriem sarà la porta di accesso a Sossusvlei, un’enorme pozza di acqua effimera circondata da dune giganti che durante la stagione secca rimane arida, formando un’enorme depressione di sabbia con scanalature e alberi spogli in uno scenario molto suggestivo e fra i più famosi della Namibia.
Qui è dove vi racconto di questa magnifica esperienza nel dettaglio, in più vi segnalo la possibilità di pernottare all’interno del parco.
Prima di entrare, dovrete pagare un biglietto di ingresso, dell’equivalente di circa una decina di euro al giorno.
Assicuratevi che ci sia posto, prenotate con mesi di anticipo, perché sono pochissimi i camp che sono posizionati dentro il parco. Noi ci siamo riusciti per una sola notte su due.
Pernottando all’interno, vi sarà più facile raggiungere i punti d’interesse poco dopo l’alba. Esiste un gate d’ingresso al parco, dove vi faranno dei controlli e registreranno la vostra targa prima dell’accesso, per questo consiglio di arrivare abbastanza presto la mattina. Il gate apre alle 6.30, quando già si è formata un po’ di fila.
Ricordatevi che le dune danno il massimo quando il sole inizia a colorarle di rosso, poco dopo l’alba.
La prima notte la passiamo al Quiver camp, pochi chilometri prima del gate, un bellissimo lodge nel deserto. Nel pomeriggio ci dirigiamo verso il Sesriem Canyon, lungo 1 km e profondo 30 mt scavato dal fiume Tsauschab che è possibile esplorare sia dall’alto che all’interno.
Accomodation: Desert Quiver Camp
Zona: Sossusvlei
È Il nostro primo giorno di campeggio vero e proprio, stanotte si dorme in camper, al Sesriem camp.
Passiamo l’ingresso e ci dirigiamo verso la Deadvlei, a 75 km dopo il gate d’entrata, percorsi tutti su strada asfaltata in uno scenario incredibile. La sfiga, che non si dimentica di perseguitarci neanche in Namibia, ci regala il giorno più ventoso che ci accompagnerà per tutto il tragitto facendoci ingurgitare chili di sabbia. La ritroveremo ovunque, questa sabbia bella quanto fastidiosa.
Per arrivare a Sossusvlei bisogna percorrere l’ultimo tratto nella sabbia, quindi è obbligatorio il 4×4. Fate moltissima attenzione alle strade che prendete, qui è un niente travalicare i confini delle zone accessibili. Vi racconto di tutto, compresa la multa che abbiamo preso, in un articolo dedicato a questa parte del viaggio.
Nel pomeriggio torniamo al Sesriem Camp prima che cali il sole. Il campeggio è abbastanza spartano, avevamo prenotato una piazzola senza corrente perché non vi era altra disponibilità. Ci arrangiamo con una torcia e il fornellino dato in dotazione con l’auto. Cuciniamo, mangiamo con un vento incredibile, laviamo i piatti e ci fiondiamo nel letto per scaldarci un po’. Non sono neanche le nove ma la stanchezza e il freddo hanno la meglio.
Cerco di coprirmi come meglio posso: maglia della salute, maglietta, due felpe e anti-vento. Ho ancora freddo.
Penso ai vestitini che ho messo in valigia che non metterò e alle foto poetiche su instagram che non posterò. L’outfit qui non ha un granché senso, perché questa è l’Africa.
Accomodation: Sesriem Campsite
Zona: Sesriem
In mattinata ritentiamo la fortuna nel parco per scalare la famosa Duna 45 all’alba; uno spettacolo incredibile e una scarpinata con affondi nella sabbia di circa una ventina di minuti, poi l’immensità e una discesa a tutta velocità. Nelle scarpe ho il deserto, negli occhi ho il deserto: è una sensazione così viva da non capirci più niente.
Con la macchina fotografica scatto, con il telefono faccio panoramiche e snap, con la gopro riprendo la duna dall’alto. All’inizio provo una strana inquietudine per il fatto di voler condividere tutta questa vastità, non riesco a godermela pienamente. Non riesco a trarne beneficio da sola, come se il mio entusiasmo dipendesse da quello degli altri.
Scoprirò che è l’effetto Africa, svanito naturalmente dopo i primi giorni. Che quando questa terra chiama, tu non puoi altro che stare ad ascoltarla.
Soddisfatti da tanta bellezza, ci dirigiamo verso Swakpmund e Walvys Bay, ignari del fatto che quello che vedremo nei prossimi giorni sarà una parte di Namibia unica, inizialmente un po’ spettrale è inquietante e assolutamente lontana dall’idea che avevamo dell’Africa ma così affascinante che non vedo l’ora di raccontarvela.
In serata passeggiamo per la costa, incontrando l’impetuoso oceano e cenando in uno di quelli si dice siano fra i migliori ristoranti in città, il The Tug, una vecchia imbarcazione riadattata.
Qui l’articolo di approfondimento su questa tappa.
Accomodation: The Alternative Space
Zona: Swakopmund
Di prima mattina, dopo una colazione energizzante, usciamo per un’escursione che prevede un tour in barca sull’oceano che ci permetterà di avvistare delfini, pellicani e intere colonie di otarie. Nel pomeriggio saliamo su un 4×4 alla scoperta di Sandwich Harbor, una lingua di sabbia incastonata fra le dune del deserto e l’oceano.
Un’escursione che consiglio a tutti per la particolarità del panorama: il giallo e l’azzurro di due elementi così diversi che si fondono per trovare la giusta armonia. Avvistiamo sciacalli, struzzi, fenicotteri e molti altri volatili e torniamo al b&b con gli occhi pieni di bellezza.
Accomodation: The Alternative Space
Zona: Swakopmund
Percorriamo un tratto della Skeleton Coast, famosa per i suoi relitti di navi mercantili che durante tutto il novecento si incagliarono sulla costa a causa della violenza del mare. I più famosi non esistono più, perché i forti venti e la nebbia che arrivano dall’Atlantico contribuirono alla loro erosione. La nebbia fitta ci accompagna fino a quando non lasciamo la costa e i gradi salgono da 12 a 23.
Arriviamo finalmente al Madisa Camp, dove ci aspetta una piazzola con energia elettrica e doccia privata su di una palafitta a cielo aperto, che qui, credetemi, è un gran lusso.
Nonostante i camp siano molto ben tenuti e puliti, bisogna sempre ricordarsi di essere in mezzo al niente.
Il wi-fi non esiste, ma in compenso il cielo è rosso fuoco e ci sono un sacco di animaletti simpatici che scoprirò essere dei roditori che abitano alcune rocce.
Come si passa il tempo al Madisa?
Facendo Yoga su una pietra, ubriacandosi di luce e accendendo il falò. Vi sembra poco?
Accomodation: Madisa Camp
Zona: Twyfelfontein
Oggi ci dedichiamo alle escursioni nei dintorni di Twyfelfontein, un luogo dove è possibile ammirare 2000 dipinti rupestri e graffiti dell’età della pietra presenti sulle rocce di arenaria. Il sito è stato dichiarato monumento nazionale nel 1952 e i disegni più antichi hanno più di mille anni. Rappresentano soprattutto scene di caccia a diversi animali, molti dei quali sono rappresentati insieme alle loro impronte.
Passiamo in rassegna la Petrified forest, un’area di praterie cosparsa di tronchi d’albero pietrificati. Si suppone che i tronchi siano stati trasportati dalla costa fino a qui da un’inondazione.
La Burn Montain è composta da una distesa di scorie vulcaniche. Niente di che ma lo scenario è abbastanza suggestivo.
Vicino alla Burn Mountain, le adiacenti Organ Pipes, piccole gole con delle colonne di basalto che ricordano le canne di un organo.
Nel pomeriggio ripartiamo per l’Hoada Campsite, la tratta più lunga di questo viaggio che ci porterà a percorrere il passo di Grootberg su strade piuttosto dissestate per più di 5 ore di guida.
Accomodation: Hoada Campsite
Zona: Kamanjab
Dopo aver raccontato la storia delle Donne Giraffa, ero indecisa sul fare o meno visita alle popolazioni Himba, soprattutto perché so quanto il turismo possa essere eccessivo. Ero però curiosa di scoprire le loro usanze, di osservare da vicino i loro abiti e poi quelli degli Herero e quindi mi ci sono fatta portare da una guida locale esperta. Presto ve ne parlerò.
Nonostante la visita a questo popolo sia diventata più un’attrazione che altro, ho scoperto un bel po’ di cose interessanti che voglio riportarvi in un articolo dedicato.
Accomodation: Khowarib Lodge and Safaris
Zona: Palmwag
Avevo grandi, grandissime aspettative sull’Etosha.
È stato il mio secondo safari africano dopo lo Tsavo e quindi ero eccitatissima all’idea di incontrare gli animali della savana.
Già prima di entrare all’interno del parco è possibile avvistare giraffe, zebre, springbok e sciacalli ma man mano che ci si avvicina, l’ambiente cambia.
All’entrata dell’Etosha (i gate sono quattro: Anderson’s gate sud, Von Lindequist Gate est, Galton Gate sud ovest, King Nehale Lya Mpingana Gate nord) si paga l’accesso per il numero di giorni in cui si rimane dentro (80 NAD al giorno).
Qui si può decidere se girare da soli con la propria auto, sempre seguendo le strade principali e i percorsi che indicano le pozze d’acqua, oppure prendere parte ad un game drive di tre ore (mattiniero, pomeridiano o notturno) per l’avvistamento delle specie animali.
Considerate che alcuni lodge/camping sono situati all’interno del parco, in questo caso i punti d’interesse sono più facilmente raggiungibili.
La prima notte la passiamo in un camp poco lontano dal Galton gate perché non riusciremmo a spingerci oltre: la strada in alcuni tratti è davvero troppo dissestata e la velocità massima consigliata è sui 30 km/h.
Il camp ha un view point costruito proprio sopra la pozza d’acqua ed è qui, che abbarbicati su una cigolante panchina di legno, facciamo il primo entusiasmante incontro notturno che chiude in bellezza la nostra giornata: assistiamo ad una battaglia fra due rinoceronti neri.
Accomodation: Olifantsrus Camp
Zona: Etosha National Park
Prendiamo parte ad un game drive pomeridiano abbastanza deludente. Ve ne parlerò presto, per ora accontentatevi di sapere che i ranger non vi porteranno in zone che non possiate raggiungere da soli, con il vostro mezzo. Il modo migliore per osservare gli abitanti della savana è pazientare nelle vicinanze di una pozza d’acqua. Pazientare vuol dire spenderci ore, anche nei momenti più improbabili della giornata. Svegliarsi in piena notte, ad esempio, è un buon metodo per osservare i predatori.
Consiglio il camp/lodge Okwawejo, situato proprio attaccato ad una pozza d’acqua nella quale è possibile fare parecchi incontri: giraffe, intere mandrie di elefanti, rinoceronti, springbok, zebre e persino leoni.
Qui il tempo scorre lento, lentissimo. Due giorni sono più che abbastanza dentro all’Etosha, secondo me. Il giusto per abituarsi ai ritmi della natura, al silenzio della savana e a imparare ad osservare tutti i comportamenti animali.
Accomodation: Okaukuejo Camp
Zona: Etosha National Park
Giunti alla fine del nostro itinerario, avevamo programmato una notte è un giorno all’interno dell’Okonjima nature reserve- Africat foundation, sicuramente una delle parti più entusiasmanti del viaggio.
In questa riserva, che accoglie felini in via di riabilitazione, è possibile scegliere fra parecchie escursioni che vi indicherò nel dettaglio, ma una fra le più interessanti è sicuramente il trekking alla ricerca dei ghepardi.
Emozione allo stato puro. Ne parlo qui.
Accomodation: AfriCat foundation lodge
Zona: Okonjima
Prima di tornare definitivamente verso l’aeroporto facciamo tappa a Okahandja, dove si trova un mercato interamente dedicato all’artigianato in legno, ideale per fare qualche regalino.
Ricordatevi di trattare, perché i prezzi sono abbastanza salati.
Se vi è venuta voglia di partire per la Namibia, seguite anche i miei prossimi articoli dettagliati!
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Manager, Web writer e Travel Blogger.
Il mio blog nasce dalla paura di viaggiare, ve l'ho mai detto?! Ecco cosa posso fare per te
Copyright 2014 Diquaedila.it | Travel Blog realizzato da FattorieDigitali.com
Privacy Policy
Ci sono 4 commenti
Ciao Stefania, bellissimo post!!
Sto organizza do un self drivre in Namibia per questo agosto e l’idea era nolleggiare proprio il mezzo che hai preso tu, il bushcamper.
Ti chiedo, ci si riesce a muovere dentro? Danno in dotazione il wc chimico? Ci sono le spine per la corrente per ricaricare macchina fotografica cellulare ecc?
Un altra domanda, l’hoada campsite ha la corrente?
Ti ringrazio e scusami per le tante domande!!
Scusami il ritardo nella risposta. Non so se ti sarà ancora utile, in tutti i casi ti posso dire che ci si riesce a muovere ma non completamente eretti. Lo spazio è fatto principalmente per dormirci e per cambiarsi, eventualmente… non per “viverci”. E’ un’alternativa più comoda alla tenda. Wc chimico c’è ma abbiamo preferito non utilizzarlo e usufruire dei bagni pubblici dei campeggi, le spine per la corrente ci sono.
Per l’hoada campsite non ricordo benissimo ma era uno dei più spartani: carbone per accendere fuoco e far venire acqua “calda” e credo che la corrente ci fosse ma un pochino lontana. In tutti i casi se ci state poco si può farne a meno… portatevi luci a batteria e caricate sul camper!
Bei ricordi
Ciao Stefania.
Ho amato il tuo post su questo viaggio, vorrei partire anche io per la Namibia a metà giugno, con la modalità fly and drive.
Tu quanto tempo prima hai prenotato auto e pernottamento ?
Ho paura che sia già troppo tardi, nonostante non si altissima stagione.
Grazie
Giada
Ciao Giada, fino ad aprile dovresti essere in tempo! Guarda soprattutto i campeggi all’interno dei parchi… quelli si riempiono subito perché la gente punta ad essere già dentro per partire per le escursioni!
La tua opinione contribuisce alla ricchezza del mio blog!
Lascia un commento