India. Gange, il fiume sacro. (I°parte)
2012/06/14 10:18 AM
Varanasi by harmonywishes.com
Il mio ultimo viaggio, che vi ho raccontato qualche mese fa, riguardava l’India, precisamente Mumbai.
Oggi voglio presentarvi un’altra India, ricca di tradizioni e spiritualità.
Per conoscere le usanze e le credenze più antiche di questo straordinario paese, abbiamo seguito i consigli di un amico effettuando così un viaggio lungo il corso del Gange, il fiume più sacro e venerato dell’India.
La mitologia hindu racconta che all’inizio dei tempi Ganga, così viene chiamato il Gange dai suoi devoti, era un fiume celeste che scorreva nel mondo degli Dei. Il dio Vishnu misurò con tre passi il cosmo, che aveva la forma di un uovo, fece un foro alla volta celeste con l’alluce del piede e così l’acqua del fiume cominciò a cadere sulla nostra terra con una grandissima forza. Il dio Shiva, per diminuire l’immensa forza dell’acqua, decise di accogliere il fiume su di lui prima di lasciarlo cadere sulla Terra. Quando si osserva l’immagine di Shiva, si può notare che sopra i capelli raccolti c’è una striscia azzurra, si tratta proprio dell’acqua del Gange che cade dal cielo.
Questo è il significato del gesto che compiono i devoti: bere un sorso d’acqua per purificarsi e versare il resto nel fiume per rievocare la discesa del Gange sulla Terra.
Naturalmente qui nessuno si preoccupa che l’acqua del fiume sia inquinata, soprattutto a valle.
Purtroppo nel Gange si riversano gli scarichi di alcune città oltre alle ceneri e i resti di moltissimi cadaveri che, per tradizione, vengono prima bruciati in riva al fiume, accompagnati da mantra e canti dei parenti che invocano una buona reincarnazione per il proprio caro. Durante il nostro soggiorno a Varansasi, prima tappa del nostro viaggio, abbiamo potuto assistere a questa funzione ed è stato davvero molto suggestivo.
Varanasi, conosciuta anche con il nome di Benares, è la città più antica del mondo e la città più santa per gli hindu, sicuramente meta ideale per tutti coloro che vogliono conoscere il lato più antico e spirituale dell’India.
La città è ricchissima di cultura, la definirei un “museo a cielo aperto”, nei suoi ashram, i luoghi di preghiera e meditazione, vissero filosofi, poeti, teologi, e la sua spiritualità è legata al fiume sacro.
Varanasi e il rito della cremazione dei defunti
I Ghats sono il cuore della città, molto affascinanti soprattutto se visitati alle primissime ore del mattino.
Alle prime ore dell’alba i devoti cominciano ad arrivare per iniziare la giornata con un bagno nel fiume, seguendo complessi rituali spesso accompagnati da esercizi yoga.
Durante tutto il giorno la sponda del fiume è affollatissima di devoti con indosso abiti coloratissimi, incontriamo persone che praticano esercizi yoga, vecchi sadhu che meditano, astrologi che rivelano il futuro, guru che spiegano le loro dottrine, venditori ambulanti, mendicanti che chiedono la carità.
Varanasi viene anche definita la città dei morti, ed è considerata il luogo ideale dove morire perché qui si assicura l’immediata ascesa verso il paradiso di Shiva.
Giornalmente, lungo le sponde, si possono vedere centinaia di devoti che compiono bagni rituali nell’acqua per poi pregare sulle scalinate, chiamate Ghats, che collegano il fiume ai templi. Qui si respira un’atmosfera particolare, unica, ed è possibile cogliere la vera realtà spirituale che caratterizza l’India.
Devoti sul Gange
Al tramonto arriva l’ora della preghiera e della cerimonia in onore della dea Ganga. I bramini cominciano a bruciare gli incensi, a suonare le campane e recitare i mantra, mentre gli altoparlanti diffondono canti devozionali.
L’atmosfera è quasi surreale, si respira un’aria magica, mistica e restiamo incantati ad osservare le centinaia di persone che si muovono seguendo il ritmo della musica.
La città, al buio della sera, assume un aspetto molto più misterioso ma decidiamo di fare un giro a piedi attraverso i suoi vicoli. Raggiungiamo un piccolo tempio e un anziano signore ci fa cenno di entrare, così ci liberiamo delle nostre scarpe, e accettiamo ben felici l’invito. Siamo stati per un lungo periodo in silenzio, circondati solo dal profumo degli incensi e dalla luce delle candeline accese. Ad un certo punto Babaji ( Baba è il termine che si usa per indicare una persona anziana e di rispetto, Ji significa signore) mi porge in dono il suo mala, ovvero il rosario, ed io gli offro il mio. Dopo questo gesto ci salutiamo e ci incamminiamo verso il nostro albergo.
Questo primo giorno di viaggio lungo il Gange è stato davvero molto emozionante. Trascorre l’intera giornata sui ghats ad osservare i diversi rituali e le cerimonie è stata un’esperienza ricca e unica, terminare poi la giornata ricevendo un caldo benvenuto e la benedizione da parte di un Baba è stato magico.
Non potevamo iniziare meglio il nostro soggiorno nella città dove vita e morte convivono insieme con grande naturalezza.
E’ difficile raccontare l’atmosfera e il fascino di Varanasi, un pezzo del mio cuore è rimasto in questo luogo, felicemente intrappolato tra magia e riti!
Testo: Elisabetta Ferrari
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
A un certo punto della vita arriva il momento in cui si ha voglia di compiere qualcosa di davvero speciale e unico,...
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