L’auto-celebrazione serve fino ad un certo punto. Poi arrivano le critiche e non le puoi nascondere. Fanno male fino al punto in cui decidi di elaborarle e farle tue, mettendoti in discussione.
Anzi, meno male che ci sono.
Ancora prima di pubblicare il mio e-book, quando buttavo giù i pensieri, alcuni come fossero un fiume in piena da lasciare andare e altri meno facili da trascrivere, sapevo che oltre ai complimenti sarebbero arrivate le critiche. È una cosa da considerare quando, in qualche modo, ti esponi.
Scrivere non è cosa da tutti e io non mi definisco una scrittrice, solo una che si esprime molto meglio su un foglio di carta piuttosto che a parole. E ci trovo gusto, tanto da farne una delle mie personali passioni.
Non c’è presunzione alcuna in ciò che sto cercando di dire, anche se a volte, sarebbe il caso di averne un po’. Di presunzione, dico. Per non soccombere.
Si scrive per mille motivi e di mille argomenti diversi.
Solitamente se sono arrabbiata scrivo, di getto. Se sono felice scrivo, di getto. Se sono triste, delusa, soddisfatta, scrivo. Quando sono entusiasta le mie dita saltellano sulla tastiera come se a saltellare fossi io.
Non sempre, rileggendomi, mi piace quel che scopro di me. Ma sono io, sempre. E non rinnego quasi mai quella che è stata la mia espressione di un dato momento.
Le critiche che mi è capitato di ricevere per Ieri avevo Paura, oggi ho una Valigia sono essenzialmente di due tipi.
Le prime riguardano i commenti di persone che, incuriosite da un tema che non conoscono, comprano un libro grazie ad un’offerta da 0,99€ e lasciano la loro opinione crudele, così gratuitamente (quasi come il loro acquisto). Sono coloro che, liberi di pensarla come vogliono, sentono però anche la necessità di dare un giudizio su come l’autrice abbia vissuto l’esperienza con gli attacchi di panico. Entrano nel personale, giudicano il mio vissuto, condannano superficialità e leggerezza riguardo ad una faccenda così complicata, intima, ma nello stesso tempo se ne rendono i paladini. Di superficialità e leggerezza.
Non stiamo parlando di un argomento facile.
Se è vero che ho semplificato la dura realtà di una persona (tipo me) che soffre di attacchi di panico?
Certo. Un ebook di cento pagine non potrà mai esprimere, anche soffermandosi sul disagio che una patologia del genere comporta, in tutto e per tutto la sua complessità. E neanche era mia intenzione farlo.
Il tutto, considerando che per forza di cose, un racconto del genere non tiene conto dell’arco temporale effettivo associato al percorso, con il rischio di sembrare riduttivo.
Ognuno ha la sua personalissima esperienza da raccontare, al pubblico la capacità di coglierne le innumerevoli sfaccettature.
La seconda tipologia di critica è quella che fa più male perché riguarda alcune (per fortuna poche) dichiarazioni di delusione di chi soffre o ha sofferto la stessa patologia e si aspettava delle risposte precise.
Io di risposte non ne ho. Vado avanti ponendomi domande, sbagliando, cadendo, rialzandomi, cercando di raggiungere un obiettivo, talvolta riuscendoci, altre no.
Il mio non è un manuale, non so quante volte io l’abbia ribadito. È il racconto di una personale esperienza, che è il fulcro del libro perché altrimenti non mi sarei messa in gioco esponendomi in questo modo.
Ma in tutti i casi, vi avviso, nessun tipo di manuale mi ha mai aiutato, né è riuscito nell’intento di darmi risposte precise.
Ad una risposta ci si arriva sempre da soli, anche se non ce ne accorgiamo. Anche se abbiamo bisogno di un aiuto. Ma dobbiamo essere pronti a coglierlo, quell’aiuto.
Le aspettative ingannano la nostra mente.
Il mio libro non vi può guarire, ma vi può aiutare, leggendo fra le righe, a rendere chiaro il messaggio:
Le passioni possono migliorare la nostra vita, colorarla. Vi ho raccontato una piccolissima parte di come io ci sia riuscita, senza parlarvi di analisi, terapie e cose che potrete trovare in altre sedi più appropriate.
Per il resto, a decidere della vostra vita, sarete solo voi.
Di certo, nella vita non si può piacere a tutti, quello no. E anche questo è un grande insegnamento.
Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it
Stefania, nata a Milano, città con la quale ho un rapporto di amore/odio.Ora vivo in Olanda con la mia famiglia!
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Il mio blog nasce dalla paura di viaggiare, ve l'ho mai detto?! Ecco cosa posso fare per te
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Ci sono 4 commenti
Hai proprio ragione. Anche a me, considerando che il mio blog è aperto solamente da pochi mesi, è già capitato di ricevere critiche. L’importante è non abbattersi, ma, anzi sfruttarle per continuare a migliorarsi.
Ovvio, mai abbattersi. Sono solo riflessioni perché non mi piace fare finta di niente, come se ricevessi solo commenti positivi! Mai fatto in vita mia e mai lo farò!
Concordo.
Non si può piacere a tutti. E solo quando si realizza questo si può davvero lavorare su se stessi. Bravissima Stefy. Il tuo libro è speciale, sai come la penso
Sei speciale, tu. Manu <3
La tua opinione contribuisce alla ricchezza del mio blog!
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