Thailandia
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Quella volta al Go Go Bar di Bangkok

Patpong a Bangkok

Patpong a Bangkok

Ho fatto quattro conti con la mia moralità prima di varcare la soglia di quello stanzino illuminato da vecchie luci al neon e maleodorante di muffa.
Ho dato un ultimo sguardo al guidatore di tuk tuk che riaccendeva la sua vettura e ho seguito il suo profilo farsi inghiottire dal buio di una traversa di Patpong road.
Il cuore mi batteva forte mentre pagavamo pochi baht ad un omino ossuto con i capelli appiccicati sulla fronte. Dentro di me cercavo, invano, una motivazione che avrebbe in qualche modo giustificato la mia scelta.

Non riuscivo a capacitarmi del fatto che la curiosità mi avrebbe spinta fino a dentro un Go Go bar, a sedermi al buio in un angolo e in silenzio, bevendo a sorsate amare un drink troppo annacquato per togliermi i sensi di colpa, avrei osservato corpi di ragazze esibirsi vulnerabili di fronte ad un pubblico di passaggio.

In realtà non mi vergogno a dire che l’esperienza del go go bar mi ha lasciato qualcosa che va oltre al semplice senso di squallore.

Patpong di giorno

Patpong di giorno

Ho imparato ancora una volta che la realtà non è mai come l’immaginazione. Che il tipico vecchio allupato che avevo pensato di trovare seduto in un angolo in realtà non esisteva, o forse quella sera non era passato.

Ho imparato che in un locale del genere si trovano più turisti di quelli che avrebbe potuto elaborare la mia immaginazione: molti sono giovani e lasciano crescere ancora la loro barbetta in segno di virilità. Ridono furbescamente scambiandosi battute e nascondendo il loro disagio facendo gruppo con gli amici.

Ho scoperto, o forse ho solo creduto di scoprire dai loro sguardi, che le ragazze che si esibiscono sul palco non abbandonano mai il loro pudore ma che scandiscono gli istanti con movimenti meccanici imparati tanto tempo fa.
Le loro orbite riflettono il senso di vuoto in cui si stanno perdendo e solo alcune, le più audaci, lanciano sorrisi maliziosi giù dal palco in segno di approvazione al pubblico fischiante che in realtà non degnano neanche di uno sguardo.

Ho imparato che l’erotismo in questi luoghi è pari a zero. Almeno, questo è quello che sia io che le persone che c’erano con me abbiamo percepito. É il disincanto del pudore, uno strano circo dalle rocambolesche performance che di sessuale hanno solo lo sfondo ma che per il resto ti lasciano inchiodato incredulo nel tuo angolo. Vorresti ridere ma di comico non c’è niente, bensì di tragi-comico: come si fa a scrivere con una vagina, a fumare con una vagina, a sparare con la cerbottana da una vagina e un’altra innumerevole serie di cose. Ma poi perché? E perché il pubblico chiede il bis?

Ma l’insegnamento più grande l’ho ricavato cercando gli sguardi delle persone che entrano nei go go bar: quei volti mascherati che nascondono lo smarrimento dietro ad un sorriso di plastica.
Coloro che entrano soprattutto per guardarsi in giro, scoprendo solo una volta dentro che intorno ci sono quasi esclusivamente persone come loro.

Persone a disagio, tirate in mezzo dalla curiosità per qualcosa che è diverso ed è più facile affrontare in un paese lontano.

Persone come me.

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Scritto da Stefania Pozzi

Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it

Ci sono 9 commenti

  • francesco scrive:

    Cara Stefania,
    Mi sono alzato molto presto stamattina, come faccio sovente, per dare uno sguardo ad alcuni documenti. Attendendo l’effetto del caffè navigavo distrattamente su internet. Mi sono imbattuto nel tuo blog e, devo dire, è stato illuminante: hai uno stile essenziale, arguto, che cattura l’attenzione e la curiosità, e soprattutto e’ elegante. Non è comune, soprattutto nel giornalismo quotidiano. Tornerò sul tuo blog sicuramente, lo’ho già incluso tra i “preferiti”.
    Complimenti,
    Francesco

    • Stefania Pozzi scrive:

      Grazie Francesco,
      svegliarsi e trovare commenti del genere fa iniziare molto meglio la giornata. Sono contenta che il mio piccolo blog ti sia piaciuto, allora torna a trovarmi. Ti aspetto!

  • Cabiria scrive:

    Conosco molto bene la sensazione di disagio che descrivi, e anche la curiosità che ti ha spinto a metterla da parte.
    Per quel che vale, hai fatto benissimo a scrivere la tua esperienza, grazie!

  • Grazie per aver condiviso i pensieri. Questi e molti altri post che hai scritto sono utili nonostante la difficoltà dell’argomento. Probabilmente mi sarei sentita esattamente come te.

    Grazie.

  • Valentina scrive:

    Mi hai fatto tornare in mente il capitolo del libro di Ruggeri “Farfalle sul Mekong” che parla proprio di questo. E me l’hai fatto capire un po’ meglio.
    Ciao
    Vale

    • Stefania Pozzi scrive:

      Wow addirittura? In effetti l’ho letto anche io quel libro e ricordo perfettamente quella parte. L’ho letto prima di partire per la Thailandia e mi ero immaginata tutto un po’ diversamente. E’ anche per quel capitolo che sono entrata in un go go bar, sai…

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