Emirati Arabi
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Dubai sì, Dubai no

dubai sì o no?Per me Dubai è un no, ma non basarti solo sul mio punto di vista.

Vacci, girala in lungo e in largo, perditi, incazzati, fatti soffocare dalla sua folla e dal traffico incessante ma capisci se può fare per te.
Sto per scrivere cose che mi vengono dirette dalla pancia, invece per l’itinerario troverai un articolo più oggettivo, così potrai valutare in base alle cose da vedere, ma ora permettimi di essere davvero me stessa e dirti cosa ne penso di questa tanto criticata città.

La tradizione, se c’è, è poca

Sono stata in Oman, qualche mese fa, quindi il confronto era scontato. Muscat l’ho amata, con le sue moschee azzurre, la corniche, i suk affollati, il chiassoso mercato del pesce e i forti abbarbicati sulle montagne di terra rossa. Sapevo già che Dubai non sarebbe stata così, ma credevo di poter scovare, in qualche angolo, una minima traccia di tradizione.
Appena sono arrivata, mi sono fiondata nella parte più antica della città. Ho visitato il famoso suk dell’oro, quello delle spezie e poi, verso l’ora del tramonto, mi sono diretta verso il creek, il fiume che taglia in due la città.suk-oro-dubai
La prima sensazione è stata di soffocamento, non riuscivo bene a vedere il sole che calava perché l’orizzonte era pieno di macchine in coda, pali della luce e ogni sorta di modernità che tanto strideva con quella che doveva essere la parte antica di Dubai.tramonto-dubai
Arrivati al fiume, ho tirato un sospiro di sollievo. I dhows, piccole imbarcazioni locali, facevano a turno per portare le persone da una sponda all’altra. Il vociare dei barcaioli riempiva l’aria e finalmente potevo vedere l’ultimo spicchio di sole che calava nel creek.imbarcazioni-tradizionali-creek-dubai
Poi, all’improvviso, sono stata invasa da un orrendo odore di gasolio, davvero impossibile da sopportare. Ho cominciato a camminare per il corso adiacente al fiume e ho notato decine di imbarcazioni utilizzate come magazzini per elettrodomestici imballati e altre merci destinate al commercio. Poi, subito dopo, iniziano file di grandi barche in legno completamente ricoperte da neon, che offrono pacchetti standardizzati ai turisti, con inclusa cena a buffet più giro sul fiume.imbarcazioni-dubai

Il traffico è incessante

Non parlo della stessa tipologia di traffico di Bangkok, Hanoi o altre città asiatiche. Neanche posso metterlo a confronto con quello caotico ma pur sempre più genuino di Lima, ad esempio.
Il traffico di Dubai è unico e a mio parere insopportabile. Anche il traffico, a Dubai, è artefatto.
Immaginate di poter osservare la città dall’alto, noterete migliaia di serpentoni grigi, strade di cemento a più corsie che sono state costruite per attraversare capillarmente la città.strade-traffico-dubai
A Dubai non puoi permetterti di sbagliare strada perché ti ritroveresti imbottigliato nel traffico a ripercorrere chilometri e chilometri per ritornare al punto di partenza. Le code sono infinite, gli automobilisti assolutamente impazienti e spericolati. Guidare è snervante. Il tempo è denaro. Ogni cosa, qui, si trasforma in denaro.

Il deserto, che delusione

deserto-strade-dubaiAnche noi abbiamo provato l’escursione nel deserto. L’abbiamo fatto più che altro perché volevamo ritrovare un minimo l’atmosfera tipicamente romantica e malinconica delle dune al tramonto, della cena con i beduini è così via.
Ma niente a che vedere con il deserto dell’Oman, e figurarsi con il Namib desert, che abbiamo avuto la fortuna di sperimentare qualche mese fa.
Purtroppo anche in questa occasione vince nettamente il trash turistico, cioè la risposta ad una domanda estremamente commerciale che per quanto mi riguarda, ci ha visti cenare in un orrendo campo tendato, ai margini delle strade cementate che tracciano un confine tra le lingue di deserto e la città. Neon lampeggianti segnano l’arrivo al camp, dove due cammelli spelacchiati aspettano passivamente che i turisti gli salgano in groppa o che, nella migliore delle ipotesi, possano cavarsela con il selfie di rito e il flash che accieca i loro poveri occhi.attrazioni-dubai-desert
La proposta è piuttosto standardizzata: ci si siede su un tappeto logoro, si prende la propria porzione di cibo, ovviamente stando in fila, e si assiste a degli spettacolini tristi di coloro che sono chiamati ad esibirsi su un palco di cemento. La musica è assordante, da discoteca, e lo spettacolo di mangiafuoco è la degna conclusione di un vero e proprio bluff.
Ce ne torniamo in albergo, in silenzio in macchina, mentre il nostro autista è più indaffarato a guardare lo smartphone piuttosto che la strada.

L’opulenza e la cool life

Dell’opulenza non ci si può davvero lamentare perché Dubai è famosa per questo, quindi chi viene ospite di questa città, si presume abbia una qualche sorta di interesse per l’esagerazione. Io ero curiosa, volevo capire come fosse, come ci si sentisse e in effetti l’ho capito.
Ho capito che fare la staffetta fra i centri commerciali, e uscirne solo quando è calato il buio, non fa per me.centri-commerciali-dubai
Ho capito che non vale la pena passare più tempo in auto piuttosto che per strada, cercando di scoprire usi e costumi di una popolazione.
Ho capito che mi è mancato il confronto con i veri local. Dubai è piena di persone provenienti da ogni parte di mondo, trasferitosi lì per lavoro, ma che non hanno niente a che fare l’una con l’altra, creando una cornice asettica e insapore.donna-dubai
Ho capito che anche il cibo rispecchia l’identità di Dubai, che è tutto e niente. Un po’ indiano, un po’ pachistano e molto junk, perfetto per chi non ha tempo di assaporare davvero, ma vuole solo consumare.
Soprattutto ho capito che il messaggio che Dubai pretende di gridare a gran voce è “qui tutto è possibile, anche l’impossibile”, ed in effetti questa cosa è vera… quello che non ti dicono è quale sia il prezzo da pagare.

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Scritto da Stefania Pozzi

Da grande vorrei viaggiare e scrivere di viaggi, nel frattempo provo a viaggiare e a scrivere di viaggi. Social Media Specialist, Travel Blogger e Founder di diquaedila.it

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